sette dicembre duemilaquindici.

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Oggi ho pensato a una cosa.

 

Ho involontariamente detto una cosa che mi ha fatto riflettere.

“Può sempre andare meglio”

Non è sempre così.

O almeno. Ci sono stati momenti che non sono stati cosi. Quindi non sempre può andare meglio.

Non intendo nel senso drammatico del detto. Ma.

Ci sono momenti perfetti.

Ci sono momenti perfetti nella mia vita. Ci sono stati. E sei lì. E te ne rendi conto. Perché speri che non passino, che non finiscano. Perché senti la felicità. La respiri. La vedi. La annusi. E la riconosci, lo sai.

 

Perché in quel momento smetti di pensare. Al prima, al dopo, al quandodovecomeperchè.

 

Sembra banale.

Sicuramente non lo è.

Pensare il non pensiero perché nulla serve in quell’istante.

 

Felicità.

Alcuni la chiamano così.

Per me ha nomi e volti. Ha dei luoghi precisi. Dei profumi, a volte, addirittura.

 

Sono istanti intensi.

Così pieni e colmi che non hanno bisogno di parole. Bastano a se stessi. Bastano alla vita.

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trenta giugno duemilaquattordici.

_papaveri

credo che sia difficile tornare. indietro, avanti, da se stessi, ovunque.

ho trovato oggi lo stesso profumo. di quando c’eri tu. e nessuno sapeva. ma si percepiva. ma ti sentivo. e credere che non ci sei più è così difficile da accettare. che mi sono persa in occhi che non esistono. ho stretto mani [hai stretto dita] che non torneranno. ho sognato tutto. di portarti sopra il cuore. appoggiata a me. in ogni parte del mondo, se non qui.

l’unica cosa che è rimasta sei tu. sul mio cuore. un peso senza peso, apparente. uno spazio colmo, di vuoto. un pensiero abile manipolatore d’intenti. un desiderio fisso ed instabile, colmo delle paure che mi hanno sempre accompagnato, ricco delle perplessità che avrei voluto trovarmi ad affrontare, pieno delle certezze che non ho saputo fare mie in questo spazio abitato ed abitabile chiamato realtà.

non c’è giorno che io non torni li. non c’è istante che il mio pensiero non ti sfiori. non esisterà un solo battito del mio cuore che non porti dentro l’eco del tuo.

ovunque tu sia.

 

t. a.

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sette giugno duemilaundici.

non so cosa sia cambiato. non so nemmeno cosa sia rimasto uguale. certi giorni è come se nemmeno mi riconoscessi più. eppure mi leggo e mi rileggo e mi scopro sempre uguale a me stessa. incoerente, titubante, irrequieta e spaventata da alcune persone. vorrei cambiare le cose. eppure non riesco ad alzare un dito per cominciare. guardo la vita che scorre. guardo le persone ridere e sorridere e passare. penso a me stessa, mi guardo come da fuori dal mio corpo, come in un film quando l’inquadratura rimane su un soggetto e si vede lo scorrere del tempo e delle persone intorno. e così guardo le cose sfuocate intorno a me. e non capisco. ma fondamentalmente non so cosa c’è da capire. è tutto lì davanti palese. eppure. eppure mettersi in testa e nel cuore le cose è davvero così difficile.
sapere che è così difficile scegliere cosa è meglio per me se questo mi farà male.

come fare? come scegliere di tagliare qualcosa che è bello e che fa stare bene?
a i u t o …. 😐

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trenta settembre duemiladieci. – cambiamenti.

.. trovarmi diversa da come sono..
non è chissà che sorpresa per me.
non è una sorpresa per chi mi sta conoscendo ora.
lo sarebbe, forse, per chi c’era e ora non c’è più.
per chi cerco noncurante dei suoi silenzi, del suo, probabile, bisogno di spazio.

probabilmente sarei una delusione, per te, ora.
ma comunque sia non c’è nemmeno la possibilità di saperlo.

mi manchi C..
mi manchi tanto.
mi manchi come quando ti dicevo che mi saresti mancata e tu dicevi che ci saresti stata persempre.

è sempre lui, a tormentarmi. maledetto. persempre.

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sette giugno duemiladieci. – cuore di poltiglia.

 

è il maledetto modo in cui dici ciao franci.
che mi fa venire le farfalle nello stomaco.
le gambe tremano.
il cuore si spappola.

 

per una cosa cosi idiota.

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uno giugno duemiladieci. – people.

 

La signorina supergirl oggi è “presa bene” direbbe qualcuno.

sarà stato il sole di ieri. sarà il vento che spazza i brutti pensieri. sarà il tempo passato in compagnia delle sue amiche. sarà la lontananza della donna rovina orizzonti. sarà che M. oggi era in buona. sarà che.

forse non c’è un motivo. forse tutto è un motivo semplicemente perfetto per essere in buona. o magari la signorina supergirl è come superman che si ricarica con l’energia del sole e di un cielo blu.

per una sera la signorina supergirl ha voglia di sorridere senza che qualcosa di speciale sia accaduto.

 

forse questa è la medicina al grigio che c’è in giro.
forse questa è la medicina al grigio che c’è dentro.

quindi la signorina supergirl gradirebbe ringraziare lautamente tutte le persone che ha incontrato oggi.
mamma. papà. il vicino di casa signor R. Fabio. Matteo. Hossain. Carola. le due signore che sono venute a cena. il signor C. le signore Sandra e Paola con il marito. Zeus. Pepe. Antonella. e le amiche di ieri sera Antonella, Maria Camilla, Elena, Alessia, Stella.

 

perchè sono le persone la miglior cura alla solitudine.

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diciassette maggio duemiladieci. – el cocinero.

 

la signorina supergirl è stata stesa da un bel cazzotto. altro che super. è solo una pappamolle. vede le cose lontane un miglio, ma siccome sa che così, come sono realmente, le fanno male, cerca di guardarle da un’altra prospettiva, da un punto di vista che le faccia sembrare opportune, edulcorate e, beh, quasi decenti. le hanno sempre spiegato che il bicchiere va guardato dalla parte del “mezzo pieno”, che sei una persona pessimista se vedi tutto mezzo vuoto. già. si sarà anche pessimisti ma ci si illude di meno.

il cazzotto che supergirl ha ricevuto le è arrivato direttamente allo stomaco, forte, che accasciandosi ha sentito il cuore smettere di battere per un po’. in realtà tutto quello che ha pensato in quell’attimo è stato che non avrebbe più voluto sentirlo battere. voleva che tutto potesse finire in quell’istante. perchè la vita a volte è bella. ma lo è per ciò che di bello ci vediamo noi. sono le nostre prospettive, gli orizzonti che ci diamo a rendere le cose belle o meno belle. e tutte le volte che supergirl cerca un orizzonte dove crede – l’insicurezza è il suo tallone d’Achille – valga la pena dirigere la propria vita, il proprio cuore, i propri sogni e desideri, ecco che lì succede qualcosa. e vorrebbe con tutto il cuore che fosse un problema di chilometri, di aeroporti chiusi, di mancate ferie, di ore in più al lavoro. vorrebbe dannatamente che ci fosse un problema idiota tra lei e il suo stupidissimo orizzonte momentaneo.

ma non vuole più trovarci la stessa donna. la stessa di tanti anni fa e di molte altre volte. benchè siano legate. benchè lei sia bella ed intelligente e simpatica e con un carattere che lo raccomando. benchè sia sempre perfetta.
supergirl si tirerebbe indietro comunque.
ma è davvero stanca, stremata e decisamente ferita dal fatto che di chiunque si innamori, se c’è anche lei, supergirl diventa invisibile.

 

o che forse sia un nuovo superpotere?!

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quindici maggio duemiladieci. – farfalle.

 

on air: today was a fairytale – taylor swift.

sono le espressioni che hai ogni tanto.
è il tuo sguardo mentre guardi il fondo della tazzina del caffè e sorridi pensando a qualcosa che solo tu sai.
è il modo strano che hai di fare, simpatico ma a volte un po’ malmostoso.
è la sfumatura strana che hanno i tuoi capelli ora, appena tagliati. il solletico piacevole che farebbero alla mia mano se solo osassi accarezzarli.
è il tuo sorriso profondo e pieno di gusto.
è l’imbarazzo quando sei tu a non capire una battuta. ma “ci sono arrivato solo adesso, io”.
è il modo in cui mi prendi in giro e poi ridi.
è l’aria seria che hai quando lavori e non sai che ti sto guardando.
sono tutti gli abbracci che mi sono immaginata.
sono le piccole attenzioni che hai, il tuo modo gentile di fare, ad avere un certo fascino.
è la paura di darti fastidio, di essere d’intralcio, di sentirmi inopportuna ancora.
è il battito d’ali che prima era di una, ora di molte farfalle.

ecco. visto che sei tu a cucinare, smetti, per cortesia, di darmi da mangiare farfalle.

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ventotto marzo duemiladieci.

 

pensavo che mi avessi vista davvero. pensavo che il tuo guardare nella mia direzione, ed interagire con me, e parlare, e i baci, e gli abbracci significassero che mi avevi vista. almeno tu.

 

ingoio un groppo troppo grosso. un altro fardello da gestire. altre farfalle da far uscire dallo stomaco. faccio davvero fatica a guardare la realtà.

 

 

 

riesci sempre a stupirmi. il tuo non capirmi è così fuorviante. dal tuo modo di capirmi quando mi hai guardata negli occhi.

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venticinque marzo duemiladieci.

 

on air: falling down – duran duran

la signorina supergirl vorrebbe farla finita qui.
vorrebbe chiudere baracca e burattini. fare le valigie e partire.
in realtà ha di nuovo sognato di morire.

il problema è sognare ad occhi aperti.

 

il problema è capire cosa non va. trovare il problema. analizzarlo. affrontarlo. superarlo.
se il problema c’è.

 

in realtà vorrebbe solo far sì che tutto finisca oggi. così. in silenzio.

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